Un paradiso di montagna, mare, divertimento e cultura, tutto questo e molto altro è racchiuso nel Gargano, lo sperone d’Italia ricco di magia e natura. Con l’arrivo della Pasqua le colline, i boschi e le pinete si risvegliano, la primavera veste ogni cosa di nuovi colori, regalando profumi e sfumature inedite. Nel frattempo nei paesini e nei borghi del Gargano ci si prepara a trascorrere questa festività rispettando i riti e le tradizioni antichissime che da secoli vengono tramandate e seguite fra le varie famiglie del luogo.

A Rodi Garganico si svolge, nel centro storico della città, la rappresentazione della morte e resurrezione di Gesù. Un momento toccante, emozionante, in cui la popolazione locale e i turisti, come in trance si riuniscono nella piazza a meditare e a rivivere la passione di Cristo. In quei momenti tutto sembra reale, vero, presente.

Anche a Vico del Gargano la celebrazione della Settimana Santa è vissuta con grande raccoglimento. Qui le confraternite e i fedeli affrontano le feste pasquali con eventi, riti e celebrazioni antichissime. Nel giorno della passione, il venerdì santo, le cinque confraternite della città sfilano per le strade della città, vestiti in abiti medievali ed intonando il miserere, dando vita alla processione dell’Addolorata. Un rituale commovente, in cui la tradizione emerge in tutta la sua forza e coinvolge gli spettatori, grazie all’intensità dei canti e alla solennità del momento.

Passando per San Marco in Lamis si può vivere una delle manifestazioni religiose più trascinanti, ossia la processione delle Fracchie che si tiene il venerdì santo. La cerimonia rappresenta il cammino della Madonna Addolorata che, disperata, cerca il figlio per le strade della città. Il suo percorso viene illuminato dalle fracchie, delle fiaccole enormi, formate da giganteschi tronchi d’albero a forma di cono che vengono trasportati su dei carri e incendiati. Questi enormi falò creano uno spettacolo unico, con le vie illuminate a giorno dalle fracchie e i canti della confraternita che scandiscono i passi della processione.
Procedendo il nostro viaggio nel Gargano, attraverso le tradizioni popolari della Santa Pasqua, si arriva a Monte Sant’Angelo, dove secoli fa, in una grotta nella montagna, apparve l’Arcangelo Michele. Qui si svolge il rito arcaico del Grano del Sepolcro. In passato infatti la popolazione umile della campagna mesi prima della Pasqua seminava all’interno di piccoli vasi del frumento che veniva fatto germogliare all’ombra. In questo modo i fili d’erba non diventavano verdi, ma gialli. Questo rito, seguito ciecamente per secoli, rappresentava la morte e resurrezione di Cristo ed era considerato sacro dalla gente umile. Oggi la tradizione è tenuta viva dalla Confraternita di Sant’Antonio Abate che utilizza, come si faceva un tempo, il grano giallo, per decorare gli altari delle chiese che rappresentano le varie tappe dei Sepolcri. Il venerdì Santo invece si apre con la grandiosa celebrazione del famoso Mattutino delle Tenebre che si tiene nella chiesa di San Benedetto, per arrivare, la domenica allo Sparo delle Quarantene. Questo rituale affonda le sue origini addirittura nei riti propiziatori e divinatori dei greci.
Durante tutta la Quaresima infatti nella strada principale della città viene appeso un fantoccio gigantesco, con il mento aguzzo, lo sguardo maligno e il viso rugoso, il groppa ad una scopa. Ai suoi piedi viene posta una patata con delle piume, sfilate una ogni giorno della Quaresima. Terminato questo periodo, con l’arrivo della Pasqua, la domenica, la popolazione si riunisce sotto la Quarantena e fra grida e rulla di tamburi, il fantoccio malefico viene colpito dagli spari dei cacciatori e poi dato alle fiamme. La consuetudine deriva dal mito ellenico dell’aioresis durante il quale le ragazze dondolavano su alcune altalene per scongiurare l’arrivo di malattie e carestie.
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