L'oro di Puglia
Che cosa significa l’olivo per la Puglia e i suoi abitanti? Difficile spiegarlo in poche righe. Ovviamente, potreste rendervene conto visitando questa splendida regione, e constatando con i vostri occhi l’onnipresenza di alberi di olivo nel suo territorio. Ma per trovare una risposta plausibile, basta già guardare anche solo lo stemma della nostra regione, su cui campeggia, maestoso, un esemplare di questa pianta. Da tempo immemore, la coltivazione delle piante di olivo e la relativa estrazione dell’olio rappresentano uno dei punti focali attorno ai quali si snodano la vita e l’economia pugliese, da sempre di forte vocazione agricola. Insieme ad altri contesti paralleli, come quelli del grano e dell’uva, l’olivicoltura si erge a portavoce e testimonianza di una civiltà contadina, le cui radici affondano nella notte dei tempi e di cui, ormai, i giorni nostri tengono in vita poco più che semplici ricordi. Olio come storia, dunque. Olio come tradizione, gesti e riti arcaici, olio come oro, olio come sangue e sudore versati dagli uomini, l’umile e dura vita nei campi. Ma non solo: questo nettare, un tempo prelibatezza per pochi, oggi alla portata di tutti, scavalca i secoli e si fa beffa del nuovo che avanza. Oggi l’olio d’oliva, alimento di antichissime origini, paradossalmente assurge a simbolo di una emergente post-modernità, la civiltà dello “slow food”, che si contrappone ai ritmi frenetici (e soporiferi per i sensi) del terzo millennio, e che con orgoglio elegge come paladina del “mangiar bene” la dieta mediterranea, di cui l’olio d’oliva è il protagonista indiscusso. Un giusto premio per chi, negli ultimi decenni, con coraggio ha continuato a investire sulle risorse di cui da sempre dispone, senza cadere nella tentazione di cambiare, “evolversi” e cancellare tutto con un colpo di spugna. Una sorta di riscossa (e non colpo di coda) di ciò che rimane delle radici contadine, al cospetto dell’industrializzazione; volendo esagerare, un’altra piccola lezione per le economie della “globalizzazione” di fine millennio che ora guardano con minor diffidenza alla difesa delle tradizioni e delle tipicità. Infine, se mi consentite, una fonte di grande orgoglio per noi pugliesi. Ma andiamo per gradi e diamo inizio al nostro viaggio nell’universo dell’oliva, con i suoi aspetti salienti e le sue mille sfaccettature.
L’estrazione dell’olio I frantoi pugliesi estraggono l’olio dalle olive mediante procedimenti esclusivamente meccanici, secondo quanto imposto dalle normative vigenti e gli standard di qualità. Il procedimento consiste nell'estrazione della fase liquida dalle cellule dell&rsquo
Quanto fa bene? Che faccia bene al palato e allo spirito, questo è risaputo. Ma l’olio d’oliva, specialmente quello extravergine pugliese, nasconde, all’interno delle sue trame dorate, caratteristiche organolettiche eccezionali (e a volte inaspettate) che ne fanno un prodotto
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