Olivo puglieseUn pò di storia

La leggenda narra che la dea Atena avrebbe piantato il primo albero di olivo; infatti, secondo la mitologia greca, questa era una pianta sacra, e chi avesse osato disonorarla sarebbe stato duramente punito.
In realtà l'olivo (Olea Europaea) è una pianta di antichissime origini, probabilmente discendente da un arbusto selvatico chiamato oleastro e originario della zona compresa tra Medioriente e Asia Minore. L’uomo, fin dal Paleolitico (35000 a.C.), ha imparato a trarre beneficio dai frutti prodotti dall’oleastro, ma è nel Neolitico, intorno al 6000-7000 a.C. , che ebbe inizio la coltivazione, più o meno sistematica, dell’olivo, in Asia Minore.
L’espansione dell’olivo proseguì, lenta ma costante, fino all’avvento dei Fenici, che, poco dopo il 1000 a.C. , ne furono i principali promotori, prima in Grecia, poi in tutta l’area del Mediterraneo.
Ma è con Roma che l’olivicoltura raggiunse il suo apice, assumendo per la prima volta i contorni di un vero e proprio “business”: un’apposita istituzione commerciale, chiamata Arca Olearia, gestiva gli elaborati sistemi di trasporto (navali) e di scambio. Gaio Plinio il Giovane giunse alla classificazione delle diverse specie di olivo presenti sul territorio, mentre Lucio Giunio Columella, nei suoi scritti di agronomia, si spinse, per primo, alla trattazione delle tecniche di coltivazione.
Con la caduta dell’Impero e le invasioni barbariche, ebbe inizio un periodo di grave declino per l’agricoltura, e la scomparsa dell’olivicoltura fu scongiurata solo grazie al certosino lavoro dei monaci, che, nei piccoli monasteri medievali, dapprima tennero in vita le antiche tradizioni, per poi dare avvio ad un rilancio delle stesse.
Rilancio che, a partire dal Rinascimento, non avrebbe più incontrato nuove battute d’arresto, grazie alla nascita, tra Seicento e Settecento, di sistemi commerciali liberi da pressioni fiscali, e di nuove tecnologie di tipo idraulico che resero più agevole il lavoro nei frantoi. L’olivicoltura tornò a espandersi e si intensificò preminentemente nel mediterraneo, e il commercio dell’olio arrivò per la prima volta a lambire il nord Europa.
Oggi l’olivicoltura conserva le sue origini mediterranee, ma l’olio e le olive da mensa sono ormai al centro di una fitta rete commerciale che coinvolge tutti i continenti. La Spagna (quasi 6 milioni di tonnellate l’anno) e l’Italia (più di 3 milioni di tonnellate) primeggiano a livello produttivo, ma è il Belpaese a ricoprire il ruolo di Leader dell’olivicoltura mondiale in termini di rapporto quantità-qualità. Seguono, più staccate, Grecia, Turchia e Siria.
L’ultima frontiera dell’olivicoltura, all’alba del terzo millennio, è rappresentata dall’esportazione, non più solo del prodotto, ma anche della coltivazione stessa: il “trend” degli ultimi decenni vede l’espansione dell’olivicoltura in zone con caratteristiche climatiche simili a quelle del Mediterraneo, come, ad esempio, California, Australia, Sudafrica e Argentina.
E solo il futuro potrà dirci dove questa magica pianta può arrivare…